samedi 28 mai 2016

lundi 23 mai 2016

Les étoiles des Garçons de Cannes







Notre stage s’arrête  (malheureusement) là.

Un bilan  des films vus ces jours-ci s’impose.


Nous attribuons Notre Palme Spéciale  d’or

 à Neruda  du chilien  Pablo Larrain,

 apprécié lors du 2e jour de notre séjour à Cannes.


Nous souhaitons aussi décerner

 une mention particulière  à


 Harmonium de Fugada Kôji,


  Apprentice de Boo Junfeng,


Mean Dreams de Nathan Morlando


Et  Ma vie de Courgette de Claude Barras.

  

Voici nos  étoiles



 Garçons de Cannes  II D Esabac 



PALMARES







dimanche 22 mai 2016

Emma Schelstraete : 5 jours plongés dans le cinéma et le soleil cannois





Jeudi 19 mai, 21 h

Après 6 heures de voyage, nous voilà enfin arrivés à Varèse, des souvenirs plein la tête. Nous pensons encore à Cannes, que nous venons de quitter, le tapis rouge du Palais, le bord de mer, le soleil de la Côte d’Azur. Entrer dans ce monde qu’est le cinéma aura été pour nous une expérience magnifique. En effet, durant ces 5 jours, nous avons eu la chance de pouvoir nous rendre au Festival de Cannes, qui est sûrement l’un des plus prestigieux festivals de cinéma.

Ce matin encore, nous étions en train de visionner notre dernier film, Ma’ Rosa, film philippin de Brillante Mendoza, concourant pour la Palme d’Or. Comme chaque jour, nous sommes arrivés une bonne heure à l’avance pour être surs de pouvoir assister à la séance.

Pendant ces quelques jours, nous avions la possibilité de voir de 1 à 3 films par jour, selon notre temps, mais aussi selon notre chance. A Cannes, il arrive assez souvent de ne pas réussir à rentrer dans les salles pour cause du nombre de personnes voulant assister à la séance. Parfois après la séance de l’après-midi, nous avions l’occasion de passer quelques heures sur les belles plages de Cannes et pour certains, même de se baigner.

De tous les films que j’ai vus durant ces 5 jours, celui qui m’a le plus marqué est sans aucun doute Apprentice, film singapourien de Boo Junfeng, qui est présenté dans la section Un Certain Regard.




Le jeune Aiman, ancien soldat, devient gardien dans une prison de haute sécurité. Il est attiré malgré lui par le quartier des condamnés à mort où il rencontre Rahim, le bourreau, qui lui propose de devenir son assistant. Petit à petit, le spectateur comprend que le père du protagoniste, coupable d’un meurtre terrifiant, a été exécuté des années auparavant par ce même bourreau. Rahim apprend les ficelles de son métier à Aiman qui se révèle être un exécutant très appliqué. A côté de son lourd métier, le jeune homme vit seul avec sa sœur et à part cette dernière, on ne connaît rien de sa famille.

Boo Jungeng a une façon particulière de traiter le sujet difficile de la peine de mort. Il ne verse pas dans la caricature du bourreau tortionnaire : Rahim explique à Aiman comment ne pas faire souffrir le condamné, comment l’aider à partir sereinement, on le trouverait presque bienveillant.
A la fin du film, Aiman est chargé de l’exécution d’un trafiquant de drogue, et là, il se retrouve face sa propre conscience. Doit-il accepter ce rôle de meurtrier, comme le bourreau qui a tué son père ?  


Emma Schelstraete II D ESABAC 


samedi 21 mai 2016

Cannes : Un’Isola e cinque storie al Palais







Un film francese, inserito nella programmazione ACID (Association du Cinema Independant pour sa Diffusion), con un titolo in italiano, Isola. La mente corre subito alla nostra isola che tutto il mondo ha imparato a conoscere, e non per le sue bellezze naturali. Ovviamente Lampedusa. E Pomme-Hurlante-Films-Isola-Fabianny-Deschamps-Acid-Cannes-2016invece ci troviamo su un’isola che è sì della provincia di Trapani, come indicano le targhe automobilistiche, ma che in realtà è al tempo stesso una delle tante isole del nostro Mar Mediterraneo, dalle alte bianche scogliere, immerse nella luce abbacinante. È qui che vive Dai, una giovane Cinese, arrivata sull’isola da pochi mesi, quanti sono serviti a far crescere quel bimbo, concepito altrove, che porta ancora nel suo pancione. In attesa che il mare le porti presto l’uomo che ama, vive, lei che ha perso tutto in un terremoto, nella grotta di una cava, in un ‘appartamento’ composta da cameretta, in cui le bambole raccolte nella spazzatura sono in attesa del nascituro, salotto, lavanderia e camera da letto, una gabbia per cani, forse regalo del giovane che lavora al canile, uno di quegli Italiani a cui Dai vende il suo corpo per 20 euro. «Per bebé e per mia casa» dice in un italiano che contempla la conoscenza di altre pochissime parole, come quel «Pagare» urlato al cliente che l’abbandona in lacrime e senza soldi, dopo aver consumato sesso. Dal suo antro Dai fuoriesce per recarsi nell’altra isola. Il centro in cui sono raccolti i naufraghi che quasi ogni giorno il mare porta a riva; il molo dove le forze dell’ordine italiane fanno sbarcare uomini abbandonati su barconi alla deriva e procedono alle prima identificazione. Ognuno di noi in sala si fa fotografo e scatta la foto segnaletica di uomini, donne, vecchi, bambini, dai colori e dai lineamenti del volto diversi, senza nome, con il solo numero sul braccialetto al polso a dare loro un’identità. Donne e uomini con una storia alle spalle che continua a vivere solo in loro, perché troppo spesso mancano orecchi disposti ad ascoltare le storie degli uomini, le loro vite. Come la storia della vita di Dai prima del suo sbarco sull’isola. Dove viveva? Chi erano i suoi familiari, i suoi amici? E il padre del bimbo che porta in grembo? E da cosa è fuggita?
La regista, Fabianny Deschamps, non ci informa. Non è necessario. Dai ha imparato a vivere ovunque e vive più vite contemporaneamente. Nel lucore dell’alba esce dal ventre della terra e la seguiamo mentre, dandoci le spalle, affronta le abbaglianti scogliere, avvolta in una lunga veste bianca, capelli neri sciolti al vento. Giunta sull’altra spiaggia dell’isola, la sua spiaggia, accompagnata dai suoni della natura, come una dea officia il suo rito, invocando il dio mare, perché le doni il suo marinaio, il suo amore. È una delle scene più emozionati dell’intero film, un momento sacro di unione tra lo spirito di Dai e l’anima del mare: la giovane donna flette il busto sino a sfiorare con le labbra la sabbia, intanto che le acque del mare arrivano a lei, per congiungersi in un immaginario bacio. Ed un giorno il mare esaudisce la preghiera e le dona non il suo uomo, ma un Berbero, Hichem. Per Dai è lui il padre del figlio che nascerà e insieme un giorno vivranno in una bellissima casa, grazie ai soldi che lei si sta procurando. Nel frattempo, perché non scappi anche il nuovo sposo, Dai rinchiude Hichem, come se fosse il suo cane, nella gabbia e lo assiste e lo cura amorevolmente. Purché sia colmato il suo vuoto affettivo, non importa se suo marito non capisca nulla di ciò che gli dice (l’uomo traduce Zhen, il nome dell’uomo che non è mai arrivato, in un suono, Djinn, che nella sua lingua significa “spirito maligno”), né le importa di comprendere ciò che lui invano, tra terrore e disperazione, cerca di dirle. Non le serve sapere chi Hichem sia, da dove venga, chi abbia lasciato quell’uomo che ora è il suo uomo, nella sua casa, sulla sua isola. Del resto, sull’isola, nel resto del mondo non c’è nessuno a cui importa di Dai, di Hichem e di quel bimbo, che forse non nascerà mai, se la terra tornerà ancora una volta a tremare sotto i suoi piedi.

Cinque cortometraggi per chiudere
L’ultimo spettacolo a cui abbiamo avuto l’onore di assistere è un programma di cinque cortometraggi che vediamo prima di partire nella Sala Buñuel, in cima al Palais. Questi brevi frammenti, provenienti da tre continenti, rappresentano uno stacco rispetto alla routine cinematografica dei giorni scorsi; a presentarli ci sono tutti e cinque i registi.
Alexandru BadeaSi succedono davanti ai nostri a occhi cinque brevi storie di tematica e ambientazione molto diverse fra loro. Aram, dell’iraniana F. Parnian, racconta dell’esperienza lavorativa di una giovane donna, licenziata dal suo capo forse a causa di una loro relazione appena suggerita; In the hills, scritto anch’esso da un regista iraniano, H. Ahmadi, si concentra sulla ricerca di intimità di un uomo solo, Shahram, impegnato in incontri sessuali con giovani coppie per la pura curiosità di penetrare per una notte nella loro vita privata; il terzo, A nyalintàs nesze (The Noise of Licking) dell’ungherese N. Andrasev, è un cartone animato al limite del surreale incentrato su due vicine di casa e sul gatto di una di loro; il quarto, La culpa, probablememte(The Guilt, Probably) del venezuelano M. Labarca, è ispirato ad alcuni momenti della vita del regista stesso e ci fa assistere, nel buio di un black-out notturno, ad un dialogo tra un uomo sposato (idealmente il padre del regista), la sua amante e la figlia di lei. Dal sapore autobiografico, infine, anche l’ultimo corto, Toate fluviile curg în mare (All Rivers Run to the Sea) del rumeno Alexandru Badea (vedi immagine), che racconta la difficoltà di Radu ad accettare la morte di sua madre.
Nel complesso, i cinque cortometraggi non ci hanno soddisfatto appieno: le storie partono tutte da spunti interessanti, ma appaiono prive di conclusione, come estrapolate da una storia più ampia; ciò ne rende difficile l’interpretazione. Riconosciamo, tuttavia, in particolare agli ultimi due corti una maggiore profondità tematica, una capacità espressiva ed un impatto emotivo sullo spettatore che ci hanno colpiti.



Garçons de Cannes  II D ESABAC


Gabriele Franchi I D ESABAC : L'affiche du Festival de Cannes 2016 : Le mépris





Une Excellente présentation  de la dernière affiche de Cannes 

au bon souvenir de Jean-Luc Godard, de Michel Piccoli,

  de Brigitte Bardot et ... de  Malaparte et  de Capri




Visivamente elegante, come sempre, la locandina destinata a presentare in questo 2016 l’annuale rassegna della Croisette vuole, analogamente a quelle degli ultimi anni, celebrare un passato glorioso, gli anni d’oro delle rassegne cinematografiche. E lo fa scegliendo un fotogramma di Le Mépris, “Il disprezzo”, coproduzione italo-francese del 1963, sesto lungometraggio e tra i capolavori assoluti di Jean-Luc Godard, forse il più geniale, sicuramente il più imitato, tra i registi della Nouvelle Vague.  La marmorea scalinata è quella della villa di Curzio Malaparte a Capri, spazio quasi metafisico, bagnato dal sole e immerso nel blu del Mediterraneo. Nel Disprezzo la villa, che vediamo stagliarsi verso la linea dell’orizzonte, è il set scelto per girare un adattamento dell’Odissea. A dirigerlo, novello Omero, è Fritz Lang. Paul Javal, interpretato da Michel Piccoli, è invece lo sceneggiatore, che vediamo condividere la propria, difficile, vita matrimoniale con la moglie Camille, una Brigitte Bardot di abbacinante bellezza.
 Il rapporto amoroso è invariabilmente drammatico, minato da gelosie e risentimento, frammentato  dalle lacrime e dai sussurri: “je te méprise”, dice Camille dopo l’ennesimo litigio. Camille cederà alla fine alle lusinghe di un volgare produttore cinematografico americano, Prokosch. E il destino sarà tragico.
Dietro il lussureggiante technicolor e la perfetta composizione coloristica, dietro a piani sequenza e a dialoghi coltissimi, Godard intende mostrare il cortocircuito tra cinema e realtà . Ed è rilevante in tal senso l’utilizzo nel ruolo di sé stesso di uno dei padri della settima arte, Fritz Lang, ormai cinico e disincantato sul futuro del suo film; e anche il gusto già postmoderno con cui si citano Viaggio in Italia e Dante, Qualcuno Verrà e Holderlin. E ancora, significativamente, il personaggio interpretato dalla Bardot porta il vero nome dell’attrice, Camille Javal. In una delle primissime inquadrature sentiamo la voice off del regista che, citando André Bazin, afferma che “il cinema sostituisce al nostro sguardo il mondo che desideriamo”, mentre la macchina da presa lentamente si gira verso lo spettatore: la storia, o la vita stessa, può incominciare.
L’opera omonima - “un volgare e grazioso romanzo da stazione” nelle parole di Godard - di Alberto Moravia, da cui è tratta la pellicola, diventa allora un mero pretesto per intessere una compiuta riflessione sulla realtà e la finzione. E sulla difficoltà relazionale e comunicativa dell’uomo come dell’artista, sottolineata dalla babele linguistica - francese, italiano, tedesco, inglese -  che nell’edizione italiana, sfregiata dai tagli e dal doppiaggio voluti dal produttore Carlo Ponti, si viene però a perdere. D’altronde, il desiderio di Ponti era quello di ottenere un film facilmente vendibile, che potesse essere apprezzato dal grande pubblico, se non altro per le grazie di B.B.; non certo una storia d’amore malinconica e dolorosa che si apre alle più disparate chiavi di lettura, in cui anche l’erotismo è freddamente intinto di tragedia.
Considerato ormai un classico, un testo base dell’arte cinematografica, Le Mépris rimane poderosamente moderno per forma e contenuti veicolati. La scelta per il manifesto della rassegna di Cannes di quest’anno è quindi perfettamente calibrata. L’opera di Godard sembra non limitarsi ad essere un’effigie del passato, ma si rivela capace ancora di mettere in discussione il ruolo che l’uomo attribuisce al cinema e - perché no? - a quell’arte plurimillenaria per cui si deve ringraziare lo stesso Omero: quella di raccontare storie.

Gabriele Franchi    I D ESABAC

vendredi 20 mai 2016

Cannes: Leçon de Cinéma de William Friedkin



Une Leçon aussi juteuse 

qu'un sorbet à la fraise 




Ci presentiamo al Palais per Leçon de Cinema, senza sapere con certezza cosa aspettarci. Entriamo e ci troviamo circondati da una massa brulicante di persone: chi elegantissimo, chi stupito dall’immensità della struttura e chi, come noi, non ha un outfit che potrebbe definirsi propriamente tenue correcte (come richiede l’invitation). Saggia scelta è quella di prendere l’ascensore, che ci permette di “saltare” una parte di coda. Seduti nella sala Buñuel, aspettiamo che le luci si spengano e cominci una proiezione, ma all’improvviso compaiono sul palco due distinti 20160518_170557signori, accolti da una standing ovation. Solo più tardi capiamo che si tratta niente di meno che William Friedkin, e che ad omaggiarlo in sala siede il grande Bertrand Tavernier. In realtà non avevamo nemmeno idea di chi fosse questo americano “easy to talk to”, dalla battuta facile e un altissimo livello di umiltà. Scopriamo presto che si tratta di una delle figure più influenti del cinema holliwoodiano, se non che il regista del famosissimo L’esorcista. Pur non conoscendo la maggior parte dei film su cui si è discusso, abbiamo comunque cercato di comprendere quanto più possibile di questo interessante personaggio. L’intervista è stata sostanzialmente dedicata alla realizzazione dei film (con la visione di alcune clips significative) e allo sviluppo della carriera del regista di Il braccio violento della legge, vincitore di ben cinque oscar. Le parti più interessanti, a nostro parere, sono state quelle in cui Friedkin ha parlato in modo più generale di come sceglie gli attori, in che modo si relaziona con il personaggio che interpretano, senza dimenticare le varie componenti che hanno reso speciale ognuno dei suoi capolavori. Ci ha particolarmente affascinato la sua opinione sul fanatismo religioso e sulla fede, scaturite dal commento all’Esorcista. Sicuramente non ci aspettavamo che fosse stato chiamato direttamente dal Vaticano per filmare una vera pratica di esorcismo: siamo rimasti letteralmente a bocca aperta! Questo grande artista ci ha colpito non soltanto dal punto di vista cinematografico, ma anche da quello umano: con ironia e umiltà ci ha parlato della sua vita privata e anche dei suoi fallimenti, che non lo hanno mai scoraggiato, ma, al contrario, lo hanno fatto crescere e migliorare.

 Cannes, II D ESABAC 




William Friedkin, 
légende du nouvel Holliwood








Images volées de ...Hier, de Chiara Scarpino et Bianca Zavanone





Un Certain Regard .... 


En queue ... toujours en queue 


Se sentir une "star" en regardant le célèbre tapis rouge 



La semaine de critique à l'hôtel Miramar



La précieuse invitation ...

jeudi 19 mai 2016

Le conte de fées va se terminer ... photos de Margherita Ventura



Il faut être toujours ivre, tout est là ; c'est l'unique question...
Mais de quoi?
De vin, de poésie, ou de vertu à votre guise, mais enivrez-vous! ...
il est l'heure de s'enivrer ;
pour ne pas être les esclaves martyrisés du temps,
enivrez-vous, enivrez-vous sans cesse
de vin, de poésie, de vertu, à votre guise.

Enivrez-vous Charles Baudelaire



L'intérieur du palais se présente 
comme une grande maison où, 
dans chaque salle, 
se niche  un nouveau conte ...



Même si l'atmosphère de la ville est 
bien chaotique pendant ces jours de Festival,
 il y a toujours le temps  
pour une traditionnelle 
partie aux échecs  



ACID : L'écran 


Le rêve au rêve et la flûte au cor
Art poétique Verlaine





mercredi 18 mai 2016

Neruda di Pablo Larrain : un capolavoro da non perdere.






La nuit, devant le grand écran sur la plage 





Il sole è il protagonista di questa fantastica giornata, per noi iniziata con un po’ di sfortuna: siamo stati “riufiutati” all’entrata di Mal des pierres FullSizeRender (2)(regia di Nicole Garcia, proiettato nella Sale du Soixantième) e poi tagliati fuori, dopo un’ora di coda sotto il sole cocente di mezzogiorno, dall’entrata al Palais per Hell or high water (regia di David Mackenzie, proiettato nella Sale Debussy). Tuttavia abbiamo avuto modo di rimediare con una pausa, fra sabbia calda, gelato e il suono rilassante delle onde del mare.
La punta di diamante della giornata però è stata la visione di Neruda, film di Pablo Larrain (No, i giorni dell’arcobaleno e El Culb) proiettato nel teatro Alexandre III. All’inizio sembrava far parte dell’andamento non del tutto positivo della giornata. Eravamo seduti tranquillamente cercando di immergerci nella trama del film, che era iniziato più o meno da mezz’ora, quando all’improvviso un grido di donna si leva dal silenzio: un terremoto? Un attentato? Un omicidio?!? Paralizzati nel buio abbiamo capito solo dopo svariati attimi di terrore che si trattava di un malessere in sala. Tutto fortunatamente si è risolto per il meglio e il signore si è alzato chiedendo addirittura scusa, tra i sorrisi un po’ imbarazzati di tutti. Il film poi si è rivelato una vera sorpresa: ambientazioni realistiche, un’infinita cura per i dettagli e una straordinaria fotografia, come sempre nei film del regista cileno, unite ad una trama avvincente e mai scontata con attori molto capaci, hanno fatto di questo film un capolavoro sulla vita di uno dei principali esponenti della resistenza cilena nel dopoguerra, senza renderla neruda-luis-gnecconoiosa ma facile da seguire. I fatti si incentrano sul periodo da latitante del poeta Pablo Neruda, caratterizzato qui dal forte impegno politico nel partito comunista e dalla sua influenza popolare, ma anche dalle debolezze e vizi che lo rendono drammaticamente “umano”. La cosa sorprendente però è che l’intera storia è narrata dalla seducente voce del suo “inseguitore”, un ispettore apparentemente freddo e deciso, ma in realtà più vicino è affascinato dalla figura di Neruda di quanto non voglia far credere. La ricerca spietata del poeta latitante diventa quasi come una storia d’amore, fatta di ossessione e coincidenze mancate. Tocco di stile sono le citazioni di poesie dalle opere di Neruda che intervallano e alleggeriscono la narrazione filmica. Insomma, un capolavoro da non perdere.


da Cannes, la II Esabac






Garçons de Cannes "Que l'importance soit dans " Votre " Regard"




Je tourne mon film  ...

Assis sur mon siège, devant,  dans le car 

je me retourne 

et je lis sur les visages de mes élèves 

le Bonheur et ... 

L'Interrogation ...

Que va-t-il nous arriver ?

Tout disparaît dès la vue de notre hébergement



La queue ne nous inquiète pas 

même si "Un certain regard", bondé, 

 nous refuse ...






Heureusement 

Alexandre III nous accueille 




Garçons de Cannes

Que l'importance soit toujours 

dans  Votre Regard






dimanche 15 mai 2016

II D ESABAC ... Les "GARÇONS DE CANNES" SONT PARTIS !!!!








Come alunni della sezione EsaBac del Liceo Cairoli di Varese, nel corso dei quattro anni passati in questa scuola abbiamo avuto modo più volte di interagire direttamente -attraverso scambi culturali, stages e visite di istruzione- con la Francia e con la cultura e le tradizioni del popolo francese. L'anno scorso, grazie al nostro docente di lingua francese, il prof. Zerba, abbiamo avuto modo di partecipare per la prima volta al Festival di Cannes 2015, seppur per un solo giorno. Siamo stati accolti in una delle sale adibite alla rassegna e abbiamo potuto visionare due film -di cui uno era il pluripremiato A Perfect Day, regia di Fernando Leòn de Aranoa. Possiamo quindi dire di aver annusato, seppur brevemente, l'atmosfera del Festival cinematografico francese e di averne intuito la portata. Il progetto che ci viene proposto quest'anno dai nostri docenti di Francese e Greco e Latino, i professori Carletto Zerba e Angela Todisco, è però totalmente diverso e mirato, rispetto a quella che era stata l'uscita dello scorso anno. Durante l'intero anno scolastico infatti abbiamo partecipato a un corso pomeridiano di 'avviamento al cinema', organizzato assieme a Filmstudio90. Incontro dopo incontro anche chi di noi non si era mai approcciato alla cultura cinematografica ha potuto imparare a gestire una recensione attraverso l'analisi di una pellicola e attraverso le nozioni fondamentali di inquadratura, piano, campo, struttura delle sequenze e così via. L'esperienza al Festival di Cannes 2016 che ci aspetta tra pochi giorni sarà quindi una vera e propria 'prova sul campo', favoriti dall'aver già parzialmente conosciuto la città e l'ambiente ma soprattutto dall'aver acquisito nozioni e un metodo che ci permetterà di sfruttare al meglio l'esperienza. Parlando tra di noi e con la nostra prof. abbiamo pensato di dividerci in piccoli gruppi, in modo che ciascuno possa sfruttare le proprie conoscenze e passioni in un luogo diverso della città: alcuni di noi si occuperanno di scattare fotografie, altri di girare brevi video a testimoniare l'esperienza, altri ancora hanno immaginato delle interviste flash, rigorosamente in francese, da sottoporre agli altri spettatori all'uscita delle sale per imprimere quelle che sono le prime impressioni 'a caldo' dopo la visione di un film. E naturalmente ci dedicheremo anche alla scrittura di recensioni: le immaginiamo sia di poche righe subito all'uscita dalla sala, sia più ragionate e elaborate, magari dopo una discussione tra di noi sulla spiaggia della città francese. A breve Alessandro Leone e Monica Cristini, i nostri referenti di Filmstudio90, ci spiegheranno come rapportarci con la rivista online Cinequanon e come pubblicare direttamente da Cannes i nostri reportages. Non sappiamo come sarà quest'esperienza, abbiamo tante idee in testa e tante aspettative. Quello che è certo è che questa resterà un'esperienza unica nel nostro percorso scolastico, che necessiterà sicuramente un certo impegno da parte nostra, ma che sarà anche un'occasione di svago sotto al sole caldo di Cannes. Classe II D Leonardo: Da appassionato di cinema, l'esperienza dell'anno scorso a Cannes è stata veramente interessante, per quanto solo un “assaggio” di quello che è il Festival. Quest'anno, in seguito al corso che abbiamo seguito a scuola, mi aspetto una settimana in cui ci rapporteremo al cinema con più affinati strumenti di analisi. Giulia: Mi è sempre piaciuto andare al cinema e frequento da anni la sala Filmstudio90, per questo a settembre è stata davvero una sorpresa quando ho saputo di questo progetto! Ho guardato la lista di lungometraggi in concorso al Festival e ho visto che tra questi ci sono anche alcuni film italiani, che spero di riuscire a vedere. Jacopo: Ho sempre amato il cinema e sono entusiasta per la proposta offertami! Giada: Ho grandi aspettative per questa nuova esperienza: oltre alla visione di film, avrò l'opportunità di relazionarmi con gli altri spettatori, di intervistarli e di raccogliere le loro prime impressioni. Matteo: Personalmente trovo l'esperienza offertaci dalla prof.ssa Todisco in collaborazione con Filmstudio90 come un unicum, che possa esserci di grande utilità sia per sviluppare il nostro senso critico nei confronti dell'arte come nella vita di tutti i giorni, sia per venire a contatto col mondo del giornalismo in maniera più innovativa e più 'vivida'. Potrà sicuramente essere d'interesse sia per coloro che sono appassionati della cinematografia, sia per coloro che ne trovano soltanto un passatempo piacevole, e penso che domenica partiremo tutti entusiasti per impegnarci al massimo in un'iniziativa come questa. Giorgia: Da Cannes mi aspetto di riuscire a capire meglio cosa ci sia dietro quella pellicola di 90 minuti che guardo seduta sulla mia poltroncina rossa, respirando -per qualche giorno- cinema. Emma: Mi sento fortunata di poter andare al Festival di Cannes con la scuola. Il cinema mi piace tantissimo da quando ero piccola, ma non ho spesso l'opportunità di vedere film d'autore. Agata: Spero di entrare nell'atmosfera del festival vero e proprio per 'smontare' e analizzare i film anche attraverso il confronto con gli altri. Alice: Sono molto contenta di poter avere l'opportunità di vivere quest'esperienza! Non vedo l'ora di immergermi nell'atmosfera vivace e multiculturale che sono sicura caratterizzi uno dei più importanti festival del cinema, in un'aria di festa e appassionato interesse. Federico: Mi aspetto che l’esperienza di Cannes sarà molto entusiasmante: dopo il percorso, certo impegnativo ma anche stimolante, che abbiamo seguito durante questi mesi, il Festival non può che essere la conclusione migliore. Avremo contemporaneamente la possibilità di muoverci con libertà in uno dei più importanti eventi cinematografici del mondo e di mettere in pratica quello che abbiamo imparato con i professori e l’associazione Filmstudio90: non vedo l’ora della partenza!



vendredi 13 mai 2016

Le Magazine littéraire : Dossier spécial Le cinéma des écrivains




Dossier spécial Cannes. Soixante-dix ans après la première édition du Festival de Cannes, Le Magazine littéraire publie un numéro spécial. Il laisse la parole aux écrivains sur la fièvre cannoise : ils y évoquent leur propre expérience de la croisette (avec notamment des textes d’archives de Jean Cocteau, Georges Simenon ou Marguerite Duras) ou des figures et films ayant marqué certaines éditions, de Visconti à Kechiche, en passant par Sailor et Lula, Les Oiseaux, les Dardenne ou les Coen. Avec les contributions de Daniel Pennac, Zoé Valdés, Orhan Pamuk, David Cronenberg, Brigitte Aubert, Philippe Besson, Christophe Donner, David Foenkinos, Camille Laurens, Sylvie Germain, Patrick Grainville...






Les Américains ont leur usine à rêves : Hollywood. La nôtre, c’est le Festival de Cannes. D’ailleurs, en réalisant sa toute première affiche, le peintre Jean-Gabriel Domergue l’avait baptisée en convoquant Baudelaire « L’invitation au voyage ». Mais il est une vitrine qui renvoie parfois d’inquiétants reflets de l’air du temps. Rien de moins qu’une perte de prestige de la littérature et, partant, des écrivains. Songez qu’il fut un temps où ceux-ci composaient jusqu’à la moitié du jury, présidé d’ailleurs par l’un des leurs ! Depuis, ils en ont été évincés au profit quasi exclusif des gens de cinéma, artistes et techniciens délibérant entre professionnels de la profession.






mercredi 11 mai 2016

Henri Tachan "J'ai relu Le Grand Meaulnes"










Avant-hier, bêtement, j'ai relu "Le Grand Meaulnes",
J'ai traqué mon enfance au fil des pages jaunes,
Dans un coin de grenier, j'ai voulu, sans vergogne
Et sans billet, refaire mon voyage en Sologne,
Dans un coin de grenier, j'ai voulu, sans vergogne
Et sans billet refaire mon voyage en Sologne,

Mais j'ai bien, j'ai bien trop lu, trop lu
De livres pour les grands:
Ah! Dieu, que je suis déçu, déçu
Par mes livres d'enfants!

Hier matin, je m'embarque, pour un pélerinage,
Vers mes quinze ans blottis dans leur petit village,
Le coeur battant, le long d'un sentier d'haridelles,
J'attends Baffalo Bill sur un coin de margelle,
Le coeur battant, le long d'un sentier d'haridelles,
J'attends Baffalo Bill sur un coin de margelle,

Mais j'ai bien, j'ai bien trop vu, trop vu
De palais formidables:
Ah! Dieu, que je suis déçu, déçu
Par mes châteaux de sable!

Aujourd'hui je te parle, comme à une étrangère,
Mon aimée d'autrefois, ma mie, mon écolière,
Et, te disant bonjour, je voudrais, tant et tant,
Te dire que notre amour a encore dix-huit ans,
Et, te disant bonjour, je voudrais, tant et tant,
Te dire que notre amour a encore dix-huit ans,

Mais j'ai bien, bien trop couru, couru
Les filles de passage:
Ah! Dieu, que je suis déçu, déçu
Par les dames trop sages!

Demain, je blanchirai, à l'ombre d'un sapin,
De routine en regrets, de regrets en refrains,
Et j'essaierai encore, une dernière fois,
De refaire, à rebours, mon long chemin de croix,
Et j'essaierai encore, une dernière fois,
De refaire, à rebours, mon long chemin de croix,

Mais, je n'aurai jamais pu, non jamais pu
Apprivoiser le Temps:
Ah! Dieu, que je suis déçu, déçu,
Que je suis décevant!






lundi 9 mai 2016

ENVOYES SPECIAUX AU FESTIVAL DE CANNES 2016





Voici l'Affiche revue par Margherita Ventura



Inviati “speciali” al Festival di Cannes

Dal 15 al 19 maggio gli studenti della classe II, della sezione Esabac del Liceo classico “E. Cairoli” di Varese, accompagnati dai docenti Carlo Zerba e Angela Todisco, parteciperanno al Festival di Cannes 2016, in veste di “inviati speciali” della Rivista cinematografica “Cinequanonline” (www.cinequanon.it). Ogni giorno i giovani critici cinematografici, dalla redazione che costituiranno nel Lycée international de Valbonne (www.civfrance.com) che li ospiterà, invieranno sulla rivista “Cinequanonline”, sul sito del liceo (www.liceoclassicovarese.gov.it) e sul blog del prof. Zerba (http://memoiresdeprof.blogspot.it/) recensioni dei film, foto, video, interviste, reportage. Si tratta di un’iniziativa che chiude il progetto “Cinema: istruzioni per l’uso”, che la scuola ha realizzato con l’Associazione Filmstudio ’90 / Rivista “Cinequanon on line” (Alessandro Leone – Monica Cristini). Durante l’anno scolastico gli studenti sono stati impegnati in un corso organico dedicato al cinema, durante il quale alla visione di film in lingua francese sono state affiancate attività di analisi dell’immagine cinematografica, delle locandine di film (lezione tenuta da Ermanno Cristini) e di scrittura di recensioni. Per gli studenti del corso Esabac del Liceo classico di Varese la partecipazione al Festival di Cannes costituisce già da anni una tra le più importanti attività extracurricolari. Quest’anno per la prima volta quest’esperienza scolastica, che non a tutti è data l’opportunità di vivere, potrà essere condivisa grazie alla “speciale” redazione di giovani critici cinematografici che giorno per giorno direttamente dalla Croisette ci terranno informati.

La conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa si terrà mercoledì 11 maggio, ore 09:00 presso l’aula della classe II D del Liceo Classico “E. Cairoli” di Varese.

dimanche 8 mai 2016

Vidéoconférence de l'Académicien GONCOURT Philippe Claudel pour les élèves ESABAC du lycée Cairoli de Varese







Videoconferenza dell’Académicien GONCOURT  PHILIPPE CLAUDEL per gli alunni ESABAC del liceo classico E. CAIROLI

Il 19 aprile dalle ore 9 alle ore 10.30 le classi del corso D ESABAC del Liceo Classico Cairoli di Varese hanno avuto l’opportunità di parlare via Skype con uno degli intellettuali francesi più conosciuti e stimati: Philippe Claudel.
Claudel è infatti un affermato scrittore e sceneggiatore. Nel 2003 ha raggiunto il successo internazionale con Le anime grigie, tradotto in trenta paesi, per il quale ha vinto il Prix Renaudot e il premio per il miglior libro dell'anno di Lire. Gli altri suoi titoli pubblicati in Italia dalla casa editrice Ponte alle Grazie sono: La nipote del signor Linh (2005), Io me ne vado (2007), Il rapporto (2008) - libro vincitore del Goncourt des Lycéens nel 2007 -, L'inchiesta (2012) e Profumi (2013).
Nel 2008 ha esordito come regista cinematografico con il film Ti amerò sempre, a cui hanno fatto seguito nel 2011 Non ci posso credere, con Neri Marcorè e Stefano Accorsi,  Avant l’hiver  nel 2013 et Une enfance del 2015.
In occasione dell’incontro con Philippe Claudel, gli studenti del corso D (che alla fine del loro percorso avranno la possibilità di conseguire la doppia maturità franco-italiana) hanno potuto rivolgere allo scrittore le domande più disparate sui suoi libri, sui suoi film e sulla sua carriera personale. Il risultato è stato una piacevole chiacchierata tra gli studenti e lo scrittore, che con disponibilità e gentilezza ha soddisfatto le loro curiosità.
Riguardo al romanzo Les âmes grises, da cui è stato tratto l'omonimo film, la classe ID ha chiesto in che modo l'autore abbia deciso di trasporre il libro su pellicola. Claudel ha inaspettatamente rivelato che l'idea del film non è venuta a lui, ma ad un suo caro amico. «La trasposizione cinematografica è qualcosa di molto diverso rispetto al romanzo» e l’autore ha lavorato per la trasposizione cinematografica sul suo testo, come se fosse stato scritto non da lui stesso, ma da un altro. La mancanza di alcune scene nel film si può ricondurre al costo eccessivo che la realizzazione avrebbe richiesto, ma soprattutto ad una scelta stilistica, perché nel libro è possibile descrivere argomenti dolorosi, come un omicidio, senza impressionare troppo il pubblico con immagini crude.
Ha seguito la domanda della classe VD sul romanzo Parfums. I ragazzi hanno chiesto quanto grande fosse l'importanza dell'olfatto nell'elaborazione del libro, che è costituito da brevi storie, ognuna della quali è associata ad un odore. Lo scrittore ha spiegato che questo senso è uno dei più arcaici e che è sempre servito all'uomo per esplorare e scoprire il mondo. Parfums è un racconto autobiografico che raccoglie le sensazioni più forti presenti nella memoria dell'autore: quelle olfattive sono accompagnate spesso da quelle uditive.
La classe IID ha chiesto allo scrittore quali fossero i libri per lui fonte d'ispirazione. Oltre a noti scrittori francesi, come Guy de Maupassant, Claudel è stato influenzato anche da autori italiani, quali Emilio Lussu (Uomini contro), Mario Rigoni Stern, Primo Levi e Leonardo Sciascia. Di quest'ultimo ha apprezzato soprattutto la capacità di creare romanzi gialli senza ricalcare fatti della realtà.
«Raccontare storie: è a questo che serve la scrittura. Attraverso le parole si riescono a mostrare cose che non si vedranno mai». Così ha risposto Claudel a conclusione dell’incontro. Grazie alle nuove tecnologie gli studenti hanno avuto la preziosa opportunità di dialogare con un grande scrittore.

Beatrice Falcone, Ines Serpe I D ESABAC
Giovanni Fraschini, Elisa Malnati, Valentina Vitale III D ESABAC